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Andrea, il suo amore per la frutta e l'energia nel camminare a piedi nudi

  • zenzerando
  • 24 mar 2015
  • Tempo di lettura: 10 min
Andrea è un giovane ragazzo di ventiquattro anni che vive in provincia di Pescara con il suo affettuoso cane, Tofu. Cos'ha di tanto speciale questo ragazzo da volergli dedicare un'intervista? Per cominciare è fruttariano il che vuol dire che si nutre di sola frutta e ha un legame con la natura davvero particolare. Talmente forte che non siamo riusciti a farlo stare in casa nemmeno il tempo di due chiacchiere, infatti la maggior parte dell'intervista è avvenuta all'esterno, camminando. È alla continua ricerca del verde, aria, libertà. Da un anno ovunque va non è più accompagnato dalle scarpe. Le sente una forzatura. Per dirla come la dice lui "il piede deve fare il piede". Da quando è diventato scalzista sente ancora di più il legame con la madre terra. Il suo sogno nel cassetto è quello di trasferirsi in Kenya. E noi sappiamo che ce la farà.

Rompiamo subito il ghiaccio. Ti abbiamo proposto questo incontro/intervista per approfondire le tue abitudini alimentari legate al fruttarismo. Siamo rimasti affascinati dal tuo stile di vita. Prova a descriverti con poche parole per far conoscere da subito un po' meglio la tua personalità.

La prima parola che mi viene in mente è logorroico (ride, ndr). Sono una persona molto curiosa, cerco di essere sempre aperto a ogni possibilità intorno a me senza preconcetti per quanto mi è possibile. Le verità che cerchiamo spesso sono celate in luoghi o cose che mai avremmo pensato. Magari in un film, dove

un qualsiasi attore dice un qualcosa che ti fa riflettere, aprendoti un mondo. Non puoi mai sapere da dove arrivano i messaggi dell'universo. Mi reputo anche sorridente e solare anche se ho i miei momenti di cupezza, fortunatamente rari, in cui mi isolo e non voglio parlare con nessuno. Porto la mia esperienza personale e invito gli altri a sperimentare ascoltando il proprio corpo. Ognuno di noi è uno scrigno immenso di verità. Come dice Silvano Agosti "L'Essere umano è Patrimonio dell'Umanità". Ogni esperienza è fondamentale e preziosissima. Invito le persone ad avvicinarsi in maniera istintiva al fruttarismo, seguendo il loro corpo. Esplora il tuo corpo e vieni a raccontarmi cosa hai scoperto, in modo da imparare l'uno dall'altro.

In seguito a quale avvenimento hai deciso di diventare vegano e in seguito fruttariano?

La scelta di avvicinarmi al veganesimo è stata semplice. È successo nel 2011, navigando sul social network facebook mi sono imbattuto in un video condiviso da una mia amica. Si trattava de "Il miglior discorso che potrai mai sentire" di Gary Yourofsky, nel quale questo attivista svela ciò che le nostre scelte alimentari causano alla vita degli altri. Non ne sapevo niente a riguardo, e rimasi folgorato, e in quello stesso istante presi la ferma decisione di non mangiare mai più carne, latte, uova e miele. Durante il mio periodo da vegano mangiavo tanta verdura e anche una piccola parte di cose pronte tipo seitan o hamburger di soia anche se fortunatamente in maniera minima, oltre che per il loro costo, perché non ne sentivo la necessità. Dico fortunatamente perché ritengo che questi nuovi ritrovati in ambito alimentare sono semplicemente la certezza che prima o poi anche i vegani si ammalino, nella maggior parte dei casi si tratta di alimenti iperproteici e con alto contenuto di grassi. Pensiamo al seitan che è puro glutine addensato, puro veleno per il nostro organismo. In generale più ci avviciniamo ad alimenti raffinati e più ci allontaniamo dalla natura riscontrandone dei danni. Ben vengano questi strumenti se possono aiutare nelle fasi di transizione tra un regime alimentare e l'altro, ma è bene stare attenti. La scelta di diventare fruttariano al contrario è stata una vera e propria tribolazione. È avvenuta a fine estate del 2013. Iniziai informandomi su internet. Ho avuto la fortuna di leggere gli articoli giusti che mi hanno convinto inequivocabilmente. È stata una scelta logica.

Perché la definisci una scelta logica?

Perché per me la frutta è l'unico alimento appetibile che possiamo gustarci senza condimenti o artefatti, senza cottura o alterazione alcuna. Possiamo raccoglierla e nutrirci di essa nell'immediato e facilmente. È l'unico alimento di cui potremmo cibarci sentendoci appagati da un punto di vista gustativo, se non fossero stati inventati gli strumenti di cui siamo in possesso. A livello scientifico le ragioni sono diverse. Tutti i tratti del nostro corpo sono lì per farci capire. La nostra mano riesce perfettamente a cogliere un frutto, i nostri denti sono perfetti per inciderli, spaccarli e masticarli. Il nostro tratto digestivo è decisamente quello di un animale fruttivoro, e lo sono anche gli enzimi digestivi di cui siamo dotati (e non). Ho deciso di diventare fruttariano, ma poi ho dovuto combattere la mia dipendenza dal cibo innaturale. Questa lotta è durata un mese e mezzo, fatto di tentazioni e cedimenti, finché un giorno ho avuto una sorta di illuminazione. È stato il momento più bello della mia vita. Ero con degli amici e improvvisamente mi sono reso conto dell'importanza etica della mia scelta. Ho capito che la vita di un vegetale ha lo stesso identico valore della mia, e se decido di privare quell'essere vegetale della sua vita lo faccio assumendomene la piena responsabilità, ma devo sapere che non è giusto. Quello è stato il momento esatto in cui sono diventato fruttariano, e da quell'istante non ho più mangiato altro che frutta. Da qui le evoluzioni sono state tante perché ho escluso determinati frutti scoprendone di nuovi. Ho capito come il mio corpo reagiva a determinate circostanze, gli orari in cui andava bene per me mangiare e gli orari invece in cui ne risentivo.

Quanti pasti al giorno fai?

Qui c'è da fare una distinzione su quel che predico e quel che faccio. Sperimentando in vari periodi ho capito che per me l'optimum consiste in un solo pasto al giorno, massimo due, esclusivamente se ho fame e fino a sazietà, e rigorosamente senza mischiare diversi tipi di frutti in un pasto. Poi quello che in realtà faccio è diverso, e mangio ancora troppo perché mi cibo per gola. Ma se dovessi mangiare solo per fame, mangerei un pasto al giorno tra le quattro e le sei del pomeriggio circa.


Non hai paura di assumere troppi frutti fuori stagione? Siamo noi fuori stagione, perché dovremmo vivere ai tropici, quindi meglio qualcosa di adatto per noi che sia fuori stagione che qualcosa di stagione ma poco adatto al nostro organismo.

Certamente la frutta di stagione è più buona perché coltivata in modo più naturale, però se troviamo dei frutti che sono fuori stagione ma buoni non c'è nulla di male nel mangiarli, anzi.

Hai l'abitudine da più di un anno di andare in giro a piedi nudi. Parlaci di questa tua scelta e del perché hai deciso di non indossare più scarpe ai tuoi piedi

Lo chiamano scalzismo. Anche in questo caso fino all'anno scorso non sapevo cosa fosse, l'ho capito grazie un film in cui uno dei personaggi era vegano e scalzista. Informandomi ho scoperto i benefici che si traggono dall'andare scalzi, o meglio i danni che si ottengono portando le scarpe. Con l'inverno alle porte decisi di aspettare la primavera per iniziare questo nuovo percorso, fino a che dopo un paio di mesi a Dicembre ho rigettato completamente le scarpe, non volevo più metterle, mi davano fastidio, mi facevano stare male sia a livello psicologico che fisico. Così decisi di costruirmi una sorta di ciabatte minimali che si chiamano huaraches, erano davvero molto carine. Dopo una settimana non usavo più le scarpe. Un giorno mentre mi recavo in un supermercato per fare scorta di frutta, una di esse si ruppe. Costretto dalla mia voglia di frutta, me le tolsi entrambe ed entrai nel supermercato a piedi nudi. Questo avvenimento segnò l'iniziò del mio percorso da scalzista.

Quali sensazioni hai provato entrando in un luogo pubblico scalzo per la prima volta? Avevi paura del giudizio delle persone?

La stessa sensazione che si ha quando si sale su un palco, una sensazione di vuoto dentro, anche come prima del decollo di un aereo. Sei lì a trattenere il fiato, pervaso da uno stato di paura, di tensione, come se tutti stessero guardando soltanto te.

Certo, avevo molta paura rispetto a quello che poteva pensare la gente! Già andando con le ciabatte in giro d'inverno la gente ti guarda insospettita, pensano che sei pazzo, figurati andando a piedi nudi, l'apoteosi! Ero fortemente condizionato dalla pressione sociale. Ci poniamo nei confronti della vita tracciando dei binari che solcano dei limiti invalicabili. Barriere su barriere. Più fai una cosa diversa dalla consuetudine e più sei etichettato. All'inizio quindi è dura, perché devi imparare a gestire questo carico emotivo che arriva dall'esterno. Con il tempo l'imbarazzo e l'inadeguatezza sono stati sempre meno presenti fino a sparire.


Se domani mattina dovessimo alzarci dal letto con la voglia di voler iniziare ad andare in giro per la nostra città a piedi nudi, la nostra paura principale probabilmente sarebbe quella di ferirci, di sentire freddo o avere paura di contrarre qualche malattia. Tu come vivi questi aspetti?

Paradossalmente mi sono fatto male più volte camminando in natura che in città. I piedi diventano più resistenti e sani, impari ad osservare e con questo non intendo che cammino sempre guardando la strada a testa bassa ma semplicemente butto l'occhio ogni tanto e memorizzo. All'inizio camminavo male poi ho imparato a riconoscere i pericoli, ad esempio mi basta un riflesso per capire che c'è del vetro a

terra e ci presto più attenzione. Quando il piede può fare il piede è capace di regolarsi e autoguarirsi più velocemente, anche se lo sembra, non è cosi rischioso.

Per quanto riguarda il freddo, il freddo è freddo! Fino ad un certo punto, è molto meno tragica di quanto pensi, e i piedi non lo soffrono se non in rare occasioni. Quando invece è estremo mi organizzo per uscire solo durante le ore meno fredde, oppure mi porto con me un tappetino che utilizzo di tanto in tanto per fare una sosta. Non uso indumenti pesanti, vado in giro con pantaloncini e felpa. Non ne sento la necessità, altrimenti farei uso di altri abiti perché sinceramente non mi piace soffrire il freddo.

I piedi sono termometri, come le mani. Se il corpo può affidarsi a questi sensori, senza l'inganno delle scarpe, può gestire le energie in modo da riscaldarti in caso di bisogno. Quando si indossano le scarpe, alla lunga si sente più freddo.

Per quanto riguarda le malattie, c'è da dire che le scarpe sono molto più rischiose. Una domanda che spesso mi si fa è: "Ma non prendi mai i funghi?". In realtà i funghi si sviluppano in ambienti caldi e umidi e da scalzi è impossibile contrarli perché il piede non è mai in un ambiente umido come nelle scarpe. Personalmente non credo in tutta la teoria dei virus e dei batteri che ci viene propinata, ma anche se fosse vera io non mi sono mai disinfettato in caso di ferite e non ho mai avuto problemi di alcun tipo. Non mi lavo con alcun tipo di sapone da un anno perché non ne ho bisogno, oltre al fatto che è altamente dannoso per la pelle (Andrea ci ha chiesto di annusarlo, e causa la nostra curiosità non abbiamo esitato un momento, vi assicuriamo che il suo odore era molto gradevole, ndr).

Parliamo del concetto di libertà e del sentirsi liberi. Leggendo il tuo blog personale (www.fruitariandream.blogspot., ndr) è un aspetto che ci è arrivato in maniera molto forte .

La libertà e il sentirmi libero sono principalmente i motivi per cui giro scalzo tutto il tempo. E' un'esperienza da provare per essere compresa totalmente. Ormai per me è la normalità, non ricordo nemmeno com'è andare con le scarpe. Ricordo che quando ho iniziato a smettere di usare le scarpe, sentivo un grande senso di gioia e di libertà. A livello energetico senti una differenza abissale, incredibile. Camminando su un prato sento che sto condividendo qualcosa di grande con la natura.

Sempre nel tuo blog leggevamo del concetto di condivisione. Ti riferisci a quella sensazione?

Sì, condivisione di energie tra me e la natura. Ovviamente la connessione con la terra la sento anche in un certo senso quando cammino sul cemento anche se in maniera molto attenuata. Prima camminando siamo passati su un prato e c'era un ulivo, se ci avete fatto attenzione ho ricercato il suo contatto passandoci sotto ed è stato il mio modo di salutarlo.

Già con il fruttarismo era cambiata la mia percezione della vita, la mia concezione di essere al mondo è cambiata in modo ancora più completo con lo scalzismo. Quando cammino su un prato mi viene spontaneo dire "Ciao prato". All'inizio mi faceva un po' strano e mi chiedevo perché sentissi questa necessità. Poi ho capito che lo facevo perché stavo scambiando energia con lui. Cerco di stare il più possibile a contatto con la natura. In casa mi sento stretto.

Mediti nella tua vita?

Non nel senso usuale del termine, medito in altri modi. Dipende dai periodi, per esempio in questo periodo, in cui non sto tanto nella natura per via del freddo, un po' meno. Con la primavera e l'estate, grazie alle temperature più piacevoli, medito costantemente. Mi sorprendo a volte nella natura a meditare senza aver deciso di iniziarlo a fare, semplicemente mi gusto il sole, chiudo gli occhi e ascolto la natura intorno a me iniziando a non pensare a nulla. Medito stando nella natura e mangiando frutta. Quando mangio bene e faccio un unico pasto è automatico per me fare respirazione diaframmale. Penso che potremmo passare il nostro tempo in natura semplicemente meditando, giocando e riposando.

Vorresti vivere interferendo il meno possibile sulla natura. Come credi di poter attuare questo tuo desiderio?

L'obiettivo ultimo è la vita naturale, in un clima tropicale. Personalmente prediligo l'Africa centro orientale, quindi Kenya, Etiopia, Somalia, il posto da dove siamo originati. In generale non sono per forza desideroso di andare lì, al momento mi basta stare ai tropici. Altre possibilità che sto vagliando insieme alle persone che come me vogliono andare a vivere ai tropici sono l'America centrale, in particolare la Costa Rica, e Malesia, Thailandia, e tutta la zona dell'Indonesia.

Quali saranno gli step intermedi prima di raggiungere il tuo personale eden?

In anteprima assoluta vi confesso che il prossimo step sarà l'Andalusia. A parte l'abbondanza di frutta tropicale, sono attratto da quella terra perché sento che devo andare lì per imparare qualcosa e conoscere qualcuno. C'è la possibilità che possa rimanere lì per qualche mese o anche per qualche anno, non so. Potrebbe essere una buona tappa intermedia per abituarci e far abituare i nostri cari alla lontananza, visto che ci allontaneremo sempre di più. La Spagna è più vicina e facilmente raggiungibile dall'Italia per amici e parenti.

Come immagini il giorno della partenza per i tropici? C'è una sorta di preparazione psicologica al distacco?

Alcune persone ti mancheranno sempre, ma c'è una grande differenza tra lasciare le persone in maniera malinconica e lasciarle con il sorriso e la consapevolezza di star facendo la cosa giusta. E comunque le persone sono sempre libere di venirmi a trovare e, perché no, di unirsi a noi! All'inizio, per forza di cose, utilizzerò un computer, anche per diffondere la mia esperienza, quindi rimanere in contatto con gli altri sarà relativamente facile. Ma so che prima o poi sentirò la necessità di liberarmene completamente. Comunque sì, le persone mi mancheranno, ma porterò per sempre il loro ricordo con me.


Vi lasciamo con il prezioso consiglio di Andrea per scegliere dei buoni meloni gialli invernali (honeydew)

Andrea, il suo amore per la frutta e l'energia nel camminare a piedi nudi4.jpg


I meloni gialli vanno scelti quando hanno raggiungo una forma il più tondeggiante possibile e il colore esterno deve essere profondo, uniforme e intenso. Per verificare che abbia effettivamente raggiunto la maturità premete il lato opposto al picciolo: deve essere un po' cedevole.

La parte opposta al picciolo generalmente è più saporita perché questo tipo di melone inizia a maturare da sotto e questo vale anche, ad esempio, per le angurie. Ringraziamo Andrea per la sua disponibilità e apertura verso di noi. In bocca al lupo per il tuo futuro! Zen - Zerando

 
 
 

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