Che cos'è Slow Food?
- zenzerando
- 24 mar 2015
- Tempo di lettura: 3 min

Per chi non lo sapesse, Slow Food è un'associazione no profit nata in Italia per volere del gastronomo e giornalista Carlo Petrini, precisamente a Bra nella provincia di Cuneo nel 1986 con il nome di Arcigola, da sempre contro l'agricoltura massiva e gli OGM, essa si batte per la difesa della biodiversità e dei diritti dei popoli.
E' chiaro che l'associazione persegue fini orientati al rispetto per il cibo, rimettendolo al centro e ripulendolo della ragione primaria che le grandi industre gastronomiche mettono in rilievo, il profitto economico, dando nuova vita al rispetto per il mangiare, ma soprattutto a quelle realtà economiche che con difficoltà e con i loro mezzi credono ancora che nutrirsi in maniera pulita è possibile, anzi è un diritto!
Perchè insomma per dirla come la dicono loro: " Promuoviamo il diritto al piacere per tutti con eventi che favoriscono l'incontro, il dialogo, la gioia di stare insieme. Perchè dare il giusto valore al cibo, vuol dire anche dare la giusta importanza al piacere, imparando a godere della diversità delle ricette e dei sapori, a riconoscere la varietà dei luoghi di produzione e degli artefici, a rispettare i ritmi delle stagioni e del convivio" (www.slowfood.it).
Ma fattivamente come riesce Slow Food ad attuare questi concetti?
Uno dei progetti a livello didattico è quello degli Orti in condotta, che ha come obiettivo quello di avvicinare studenti e famiglie per insegnare la tutela delle risorse della terra insieme al valore dei suoi frutti per poter scegliere in maniera consapevole cosa mangiare.
"Qual è il legame tra cibo e territorio? E con le stagioni? Come scelgo il cibo? E perchè sono così importanti le nostre scelte? Quanta percezione hanno i nostri ragazzi dei loro consumi alimentari?" (www.slowfood.it)
Sempre in ambito didattico nel 2004 è nata con la collaborazione delle regioni Piemonte e Emilia Romagna l'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, promossa per dare un'accezione accademica al cibo e a tutto quello che lo circonda. L'università è privata e legalmente riconosciuta.
Ma il progetto che più ha destato la nostra curiosità e a cui va tutta la nostra stima e approvazione è quello dei 10.000 orti in Africa. Come è ben noto l'insicurezza alimentare in Africa mette a rischio la vita delle fasce della popolazione più povere.
Come apprendiamo dal sito www.saluteinternazionale.info infatti stiamo assistendo a una delle peggiori carestie degli ultimi 60 anni. Secondo le stime del World Food Programme e dell' UNHCR, le persone coinvolte sono oltre 13 milioni tra Somalia, Kenia, Ethiopia, Djibuti e la regione Karamoja dell'Uganda.
Direte voi, una goccia nell'oceano. Sicuramente è così, ma è risaputo, tante gocce appunto formano un oceano. E' proprio questa la filosofia di Slow Food, che attraverso la realizzazione di orti in Africa si propone di proteggere la biodiversità sviluppando metodi sostenibili, unendo diverse generazioni e gruppi sociali mettendo a disposizione il sapere degli anziani e la creatività dei più giovani.
Un'altra peculiarità che ci ha spinto a scrivere un articolo su questa associazione, in linea con un filone di articoli che verranno pubblicati presto sul nostro blog riferiti al

percorso che intraprendono gli alimenti per arrivare sulle nostre tavole, è l'ideazione delle etichette narranti. Con questo progetto si mira a restituire al prodotto il suo valore reale distinguendosi dal prodotto industriale attraverso la narrazione. L'etichetta narrante si presenta come un vero e proprio biglietto da visita, al cui interno sono contenute informazioni sull'azienda produttrice e sulle modalità di lavorazione del prodotto fornendo informazioni anche sul periodo di produzione, sulla stagionatura e sulla conservazione.
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