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Una mela al giorno non toglie il medico di torno!

  • zenzerando
  • 24 mar 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

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Vi siete mai chiesti perché mangiamo? La domanda può sembrare banale, mangiamo perché abbiamo fame, per soddisfare i nostri bisogni, per vivere.


Dai tempi della scuola ci viene insegnato che il nostro corpo funziona come una macchina e per farlo camminare la nostra benzina è il cibo.

La riflessione che vogliamo portarvi a fare è che ultimamente, con i ritmi frenetici che la società ci porta ad avere, si sta perdendo il gusto di mangiare bene, il fermarsi per sedersi a tavola e condividere il momento con qualcuno.

Oggi mangiamo per saziarci…ma cosa abbiamo mangiato?


E’ questo il problema, noi mangiamo per raggiungere la sazietà e l’appagamento ma non sappiamo che cosa abbiamo ingurgitato. Ho fame, non ho più fame, mi piace, non mi piace, questo è quello che purtroppo molte persone fanno quotidianamente e che poi si ritrovano i frutti di questo comportamento nel tempo. Poi abbiamo chi salta i pasti perché non ha tempo, non ha voglia, perché vuole dimagrire (questo è il miglior modo per mettere su peso) come se l’alimentazione delle nostre cellule fosse un fatto discrezionale, deciso poi da noi. Quindi il primo punto è: Noi mangiamo per alimentare la vita che è nel nostro corpo e non per soddisfare nostri desideri, abitudini o altro.

(http://sanome.it/educazione-alimentare-2/perch-mangiamo/)


Quel che è certo è che aver fame è una necessità fisica, biologica, naturale; mangiare in maniera corretta e al momento giusto è un comportamento che occorre saper insegnare e imparare.


Per acquisire ulteriori spunti di riflessione, vogliamo condividere con voi parte delle interessanti parole del libro “Ricettario italiano. La cucina dei poveri e dei re” edito da Giunti Demetra.


Cosa significa oggi “mangiare”

I mutamenti sociali degli ultimi decenni hanno modificato profondamente le abitudini alimentari e reso spesso rutinario e poco genuino il desinare quotidiano.

Prima che la donna proiettasse le sue capacità creative e lavorative al di fuori dell’ambiente domestico, la tradizione culinaria si arricchiva e si tramandava proprio nell’ambito del nucleo familiare.

Le dosi della “torta della nonna” rimanevano immortalate su ricettari scritti a mano e il susseguirsi delle varie generazioni non ne modificavano di molto il gusto e l’aspetto.

Oggi si mangia in casa sempre meno; generalmente ci si riunisce a tavola solo la sera e il tempo dedicato alla preparazione dei cibi è spesso condizionato dai vari impegni familiari, così si preferiscono piatti di facile e veloce esecuzione.

Le nonne e le mamme di un tempo sono sempre più rare e la tradizione di trasmettere le ricette di famiglia è pressoché scomparsa.

Il futuro non promette molto in questo senso, sempre più spesso genitori e figli si salutano al mattino e si ritrovano alla sera e il tempo per parlare e mangiare tutti assieme è sempre più limitato.

I cibi precotti stanno prendendo il sopravvento: consentono, infatti, di avere un piatto caldo con un semplice passaggio al forno microonde. Purtroppo però queste preparazioni industriali, pur essendo igienicamente perfette, non hanno quel sapore di “fatto in casa” al quale stiamo sempre più spesso rinunciando. Inoltre gran parte degli alimenti attualmente venduti vengono trattati con dosi più o meno rilevanti di additivi chimici della più varia natura e con le funzioni più disparate.

È ormai convinzione comune che le malattie oggi più frequenti siano in rapporto alla cattiva abitudine di mangiare in fretta, all’associazione più o meno casuale degli alimenti e alla scarsa qualità dei cibi.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto bisogna ricordare che mangiare cibi poveri di certe sostanze e troppo ricchi di altre, provoca infatti veri e propri squilibri alimentari; il fisico umano e gli alimenti sono composti dalle stesse sostanze e l’alimentazione ha quindi il compito di reintegrare ciò che il nostro organismo ha consumato.

I cibi sono una sorta di carburante per il nostro corpo; è quindi nel nostro interesse fornirci del prodotto migliore possibile, badando anzitutto alla qualità.

Una dieta adeguata dovrà quindi fornire all’organismo sostanze “equilibranti” e il meno possibile inquinate e quindi dannose.


Una mela al giorno non toglie il medico di torno!

 
 
 

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