Date importanza alle... date!
- zenzerando
- 3 apr 2015
- Tempo di lettura: 2 min
Gli alimenti scaduti devono essere per forza buttati nell’immondizia? Qual è il significato della scadenza nelle etichette? Come vengono calcolati i tempi?
Queste sono le domande principali che ci poniamo oggi e a cui proveremo a dare un contributo di approfondimento.
Iniziamo subito chiarendo che cos’è la data di scadenza.
Essa, obbligatoria per tutti gli alimenti rapidamente deperibili, è la data fino alla quale un alimento è igienicamente idoneo al consumo, sempre se viene mantenuto nelle corrette condizioni di conservazione. Nelle etichette è espressa con la dicitura “da consumarsi entro”.
L’entrata in vigore del Regolamento Europeo 1169/2011, oltre a disciplinare la presentazione e la pubblicità degli alimenti, obbliga all’indicazione corretta dei principi nutritivi e del rapporto calorico e tutte le informazioni utili sulla provenienza e sugli ingredienti, evidenziando quelli che possono provocare allergie; inoltre, ha definito una regola ben precisa sulla data di scadenza degli alimenti.
Il Regolamento afferma: la data di scadenza deve essere riportata su ogni singola porzione preconfezionata e non più solo sulla confezione esterna. La carne, le preparazioni a base di carne e i prodotti ittici surgelati o congelati non lavorati, devono indicare il giorno, il mese e l’anno della surgelazione o del congelamento.
La scadenza, quindi, indica un termine oltre il quale il prodotto può costituire un pericolo per la salute a causa della proliferazione batterica. Per legge è, inoltre, vietata la vendita dei prodotti che riportano la data di scadenza a partire dal giorno successivo a quello indicato sulla confezione. Il negoziante ha l’obbligo di togliere dalla vendita i prodotti scaduti.
Da distinguere rispetto alla data di scadenza è il termine minimo di conservazione (TMC) espresso dalla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”.
Quindi se una confezione di biscotti presenta il termine minimo di conservazione, è possibile mangiarli entro breve tempo da tale termine, stando comunque attenti alle corrette modalità di conservazione. È possibile che non siano così friabili come lo sarebbero appena sfornati, ma non significa che non siano commestibili.
Il TMC è da riferire unicamente alle caratteristiche organolettiche e di appeal del prodotto piuttosto che alla sicurezza. Più ci si allontana dal predetto termine più vengono meno i requisiti della qualità del prodotto senza però pericoli per la sicurezza.

L’indicazione della data non è invece obbligatoria per i prodotti ortofrutticoli freschi, il vino e l’aceto, il sale e lo zucchero, i prodotti da forno, pane, focacce e prodotti da pasticceria freschi, bevande alcoliche con percentuale di alcol superiore al 10%, gomme da masticare e prodotti simili. Ugualmente non sussiste l’obbligo dell’indicazione della data di scadenza per i prodotti da banco che devono solo indicare la temperatura di conservazione dell’alimento.
(http://www.an.camcom.gov.it/)
Vogliamo lasciarvi con una tabella riassuntiva, a grandi linee, della durata minima di conservazione di alcuni alimenti.

(**) Indicazioni valide per prodotti confezionati non aperti e conservati correttamente in ambiente asciutto e non esposti al sole.
Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it/scadenza-termine-minimo-conservazione-informazioni-consumo-spreco-tmc.html
Qualche giorno fa si è appresa la notizia di una famiglia intossicata dopo aver bevuto una cioccolata calda scaduta dal… 1990!!!
(http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/famiglia_ospedale_cioccolata_nonna_scaduta_25_anni/notizie/1270429.shtml)
Fate attenzione!!
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