La scelta di mangiare carne: tra dignità e salute
- zenzerando
- 24 mar 2015
- Tempo di lettura: 3 min

Il rapporto World Livestock 2011 evidenzia che entro il 2050 l'aumento del consumo di carne e dei prodotti caseari si attesterà rispettivamente al 73 e al 58%. Le cause di questo più che sensibile incremento saranno da attribuire all'aumento della popolazione e al maggior consumo pro-capite di proteine animali. Attualmente per quanto riguarda l'Italia il consumo pro-capite di carne animale si attesta a 81 kg annui.
La rivista American Journal of Clinical Nutrition nel 2009 ha pubblicato le conclusioni derivanti dal progetto EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) a cui ha contribuito anche AIRC (Associazione Italiana Ricerca Cancro). Lo scopo di questa ricerca è stato di definire l'incidenza che determinati fattori come lo stile di vita, i fattori ambientali e diete alimentari, hanno sul cancro e altre malattie. Dallo studio condotto, i risultati sono l'inesistenza di una relazione diretta tra consumo di carne e rischio di cancro al seno, mentre esiste con altri tipi di tumore, come quello del colon ma, se si parla di carne lavorata (come gli insaccati) i rischi nelle donne di ammalarsi di carcinoma mammario aumentano.
Diete che favoriscono abbondanti quantità di vegetali contenenti fibre riducono il rischio di insorgenza del cancro al seno e del colon. Delle recenti indagini effettuate su popolazioni vegetariane dimostrano una riduzione pari al 12 per cento del rischio di ammalarsi di tumore, e fino al 45 per cento il rischio di leucemie, cancro dello stomaco e della vescica (ndr Studio effettuato su un campione di oltre 60.000 persone).

Un altro aspetto inquietante e da tenere in considerazione nella scelta di consumare carne è il dato preoccupante che emerge dalle analisi istologiche del Centro di referenza nazionale sugli anabolizzanti: il 15% delle carni bovine italiane è trattato con ormoni e sostanze vietate. Queste sostanze vengono utilizzate negli allevamenti italiani e europei per rendere la carne più "appettibile", gonfiando i bovini al fine di rendere più tenera la carne. Parliamo di boldenone, steroidi anabolizzanti, cloramfenicolo ecc. elementi che portano scompensi al sistema linfatico e appunto alla cancerogenicità.
Oltre l'aspetto salutistico e delle scelte personali sul consumo di carne, pensiamo che sia indispensabile dover agire responsabilmente rispettando i diritti degli animali partendo da un consumo pìù consapevole.
L'informazione rende liberi e ci permette di orientare le nostre scelte alimentari in maniera più consapevole decidendo in prima persona cosa introdurre nel nostro organismo. Oggi giorno abbiamo a disposizione una vasta scelta di carne, importata e non, ma non è necessario andare oltre i confini della nostra terra per imbatterci in veri e propri lager le cui vittime sono animali innocenti.
Basta un click per capire di cosa parliamo e di cosa accade in diversi macelli Italiani. Il sito a cui ci riferiamo è www.animalequality.it. Animal equality è un'organizzazione internazionale fondata nel 2006 per i diritti degli animali. Gli investigatori di questo organismo conducono inchieste che hanno lo scopo di portare a conoscenza dei consumatori gli orrori celati dal settore dell'allevamento.

In una delle diverse indagini è da brividi la descrizione di come avviene l'intero processo di uccisione degli agnelli. La separazione dalle madri a livello ideologico è il passaggio più straziante. Uno degli operatori infiltrato in un macello del nord Italia descrive le urla delle madri e degli agnellini, di come vengono radunati in un recinto strettissimo e dei loro tentativi di fuga per fuggire al riparo dalle madri, descrivendo il momento della pesatura. Presi per le zampe come sacchi, passati di mano in mano, vengono legati in gruppo fino a un massimo di dieci e appesi con delle corde. Arrivati al macello a coppie vengono nuovamente appesi, storditi e sgozzati.
"Dopo lo stordimento non sono incoscienti e sanno che in quel momento stanno morendo. Puoi leggerlo nei loro occhi".
(www.animalequality.it)
Puro allarmismo? Ci piacerebbe rispondervi di si ma i dati sono realmente quelli descritti. La soluzione? L'utopia sarebbe sradicare tutti questi convincimenti ed eliminare queste pratiche a favore di una vita più dignitosa e salutare, sia per uomini
che per animali... ma questo significherebbe andare contro i principi sui quali si basa la nostra società capitalista, e scontrarsi con le logiche della globalizzazione e del "dio" profitto a discapito delle multinazionali.
Però qualcosa si potrebbe fare: boicottare la grande distribuzione, i supermercati e gli allevamenti intensivi, intessendo una fitta rete di rapporti diretti in assenza di intermediari tra consumatori e produttori.
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